Simone Olivetti racconta il Summit Valli di Lanzo
A ciascuno il suo Seven Summits. Se nel mondo alpinistico questo termine corrisponde alla sequenza di scalate delle 7 vette più alte di ogni continente, quest’estate senza competizioni ufficiali fino al mese di agosto, ha scatenato la fantasia sportiva di tanti atleti dello skyrunning/trailrunning/corsainmontagna. Non si parla di record, termine valido solo per le competizioni in pista, ma il nuovo termine è FKT (Fast Know Time – Tempo più veloce conosciuto). Termini anglofoni a parte, è lo spirito antico di un giovane protagonista di questi sport che colpisce. Simone Olivetti, ciclocrossista di valore nazionale, passato alla corsa in montagna negli ultimi 2 anni, ha ideato questa sfida: il Summit Valli di Lanzo. Ha salito 7 montagne simbolo di queste valli, comprese tra Val Grande, Val d’Ala e Val di Viù, ovvero Levanna Orientale, Ciamarella, Uja di Mondrone , Albaron di Savoia, Bessanese, Rocciamelone e Croce Rossa. Questo il racconto di questa sua impresa.
“Summit Valli di Lanzo si è concluso. Tutto è partito da una semplice idea sviluppata durante il periodo di quarantena che abbiamo passato. Ho deciso di intraprendere questo progetto per 3 motivi: la salita in velocità per unire la corsa leggera con l’alta montagna, due mie grandi passioni; il turismo per valorizzare e far conoscere il mio territorio; la beneficenza per dare una mano ad una scuola per Martina, un’associazione delle Valli di Lanzo non potendo aiutare di persona come mi ero prefissato di fare.
Le sette salite mi hanno fatto emozionare sia perché ho messo alla prova la mia esperienza in montagna e le mie prestazioni fisiche sia per il sostegno che ho ricevuto da amici e familiari che hanno dato il loro contributo per realizzare questo progetto.
Le emozioni più forti le ho provate salendo la Ciamarella e la Bessanese. La prima è una montagna a me molto cara fin dall’infanzia; sono stato molto contento sia per il tempo che ho realizzato sia perché il mio tempo è stato abbassato da un atleta francese facendomi così capire di essere già in piccola parte riuscito a far conoscere oltre confine le mie montagne. La seconda per l’itinerario che ho scelto: ho iniziato correndo come se fosse una gara vertical fino al rifugio Gastaldi, da lì in poi ho deciso di intraprendere una via più alpinistica che non presentava grandi difficoltà tecniche ma una buona esposizione. Ho fatto questa scelta perché ciò mi ha permesso di vivere a pieno le sensazioni che da sempre mi trasmette la montagna dimenticando per una volta il cronometro.
Sono soddisfatto del risultato ottenuto: una mia piccola idea é riuscita ad avere un grande consenso permettendomi di arrivare ad un ricavato importante da poter donare ad una Scuola per Martina.
Devo ringraziare davvero molto Federica e Francesco di Cuore da Sportivo per l’aiuto tecnico che mi hanno dato in collaborazione con il marchio Dynafit.”